Elio e le storie tese: non vogliamo finire come i Ramones e la decisione di sciogliere la band

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“Ormai siamo antiquariato e vogliamo fare altro. È il nostro limite. Ma, in questo caso, è la pura verità. Non è come l’altra volta. […] Nel 1988, ancora prima di diventare famosi facemmo un concerto d’addio, dopo solo sette anni di attività. Ma, in quel caso, si trattava dichiaratamente di un falso”.
Con queste parole Elio, al secolo Stefano Belisari, annuncia al Messaggero lo scioglimento del gruppo.
Il 19 dicembre la band si esibirà per l’ultimo concerto a Milano, poi “scadremo come la mozzarella, anche se sarà possibile consumarci ancora alcuni giorni dopo” – commentano con la loro ineguagliabile autoironia Elio, Cesareo e Faso a Le Iene.
Lo scioglimento di un caposaldo del Rock demenziale, in attività da oltre trent’anni, era nell’aria: “È importante capire quando dire basta e passare a qualcos’altro – spiega Elio – ci vuole l’intelligenza di capire di essere fuori dal tempo; youtuber, rapper, influencer, queste sono le persone che parlano ai giovani oggi. Non vogliamo finire come i Ramones. Al loro ultimo concerto provai una tristezza infinita. Non erano più loro e non voglio arrivare a quel punto”.


Fondato nel 1979 da Stefano Belisari, che si scelse il nome d’arte Elio, vene aggiunto al nome del gruppo “e le storie tese” da una strofa di un brano degli Skiantos. Il 12 febbraio 2016 è uscito il loro decimo e a questo punto ultimo album in studio, intitolato Figgatta de Blanc che contiene Vincere l’odio, la canzone che portarono al Sanremo di Carlo Conti dove si esibirono con il solito loro look estroso: una sera in omaggio ai Kiss, un’altra in stile anni Settanta. Ma hanno raggiunto il loro picco di popolarità negli anni Novanta, con la partecipazione a Mai dire gol e l’uscita di canzoni come Cara ti amo, Servi della gleba, Pippero e La Terra dei Cachi, che portarono al Festival di Sanremo nel 1996 in una delle esibizioni più famose della storia della kermesse canora made in Italy.
Gli Elio e le storie tese hanno da sempre accompagnato testi demenziali e assurdi a un eclettismo e a una tecnica musicale con pochi eguali nella musica pop italiana. Le loro canzoni sono spesso complesse nelle armonie, e non sono mai state omogenee nel genere: anche se molte si ispirano al progressive rock italiano degli anni Settanta.
Hanno fatto canzoni punk, rock, pop, liriche, jazz, metal.
La scelta di lasciarsi dopo un lungo matrimonio felice, non sarà stata presa a cuor leggero. Se è vero, com’è vero, che i giovani sono attratti da un altro tipo di “fruizione musicale”, attraverso altri canali mentre gli “Elii” sono forti dal vivo, è altrettanto vero che le pietre miliari non subiscono la corrosione del tempo e, magari, saranno proprio quegli altri canali di diffusione a divulgare il verbo e la nota di Elio e le storie tese, di generazione in generazione. Oltrepassando e forse insegnando a quanti dicono e scrivono di loro “cos’è un Do”. Una scelta coraggiosa ma soprattutto piena di dignità.


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