Santa Cecilia è nota per essere la patrona della musica.
Un’affiliazione che le è stata attribuita grazie ad un brano della Passio nel quale, descrivendo il suo matrimonio si dice: Cantantibus organis, Cecilia virgo in corde suo soli Domino decantabat dicens: fiat Domine cor meum et corpus meum inmaculatum ut non confundar che tradotto sarebbe: “Mentre suonavano gli strumenti musicali, la vergine Cecilia cantava nel suo cuore soltanto per il Signore, dicendo: Signore, il mio cuore e il mio corpo siano immacolati affinché io non sia confusa”. Fu così che da questo canto le venne attribuito l’appellativo di patrona della musica.
Già nel celebre dipinto di Raffaello L’estasi di Santa Cecilia, posto nella Chiesa di San Luigi dei Francesi, la vergine martire veniva raffigurata con un organo portativo in mano e con ai piedi “sparsi per terra instrumenti musici, che non sono dipinti, ma vivi e veri si conoscono”.
Se passate a Trastevere, entrate nella chiesa di Santa Cecilia, un luogo segnato da un grande misticismo, che conserva il corpo della giovane martire, la quale sembra far rivivere la memoria di una santa “… che portava sempre nel cuore l’Evangelo di Cristo, e che di Giorno e di notte parlava con Dio”.
Una giovane di cui sappiamo ben poco, martirizzata a Roma nel III secolo, come tramandano le “passio” risalenti al V secolo, e quasi sicuramente appartenuta alla nobile famiglia dei Caecilii, che col suo prestigio e le sue ricchezze fu di grande aiuto ai cristiani durante le persecuzioni. La “passio”, ricca di eventi straordinari, più che riferire la storia di una singola persona descrive bene l’ambiente in cui si muove la comunità cristiana sotto le persecuzioni, e rivela la stima che i cristiani avevano della donna, in contrasto con la mentalità dell’epoca.
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