Ferma presa di posizione del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE dopo la notizia dell’ennesimo poliziotto penitenziario aggredito nel carcere di Teramo. “Ogni giorno nelle carceri italiani succede qualcosa, ed e’ quasi diventato ordinario denunciare quel che accade tra le sbarre”, denuncia Donato Capece, segretario generale del SAPPE. “Quanto accaduto a Teramo evidenzia come le tensioni e le criticita’ nel sistema dell’esecuzione della pena in Italia sono costanti. E rispetto all’ennesima emergenza legata al sovraffollamento, con oltre 60 mila detenuti presenti nelle carceri italiane, e’ solamente grazie ai poliziotti penitenziari, gli eroi silenziosi del quotidiano a cui va il ringraziamento del SAPPE per quello che fanno ogni giorno, se il numero delle tragedie in carcere e’ fortunatamente contenuto e se si riesce a contrastare le intemperanza e le violenze di una parte di popolazione detenuta aggressiva e violenta”. Capece esprime solidarieta’ e vicinanza al poliziotto penitenziario in servizio nel carcere di Teramo a cui ieri un detenuto ha fratturato il setto nasale e rivolge l’ennesimo appello al Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede: “Le carceri sono tornate ad essere incandescenti. Per questo sollecito nuovamente il Ministro della Giustizia Bonafede a convocare un incontro sul tema delle carceri che, con il crescente sovraffollamento e l’elevato numero di eventi critici, stanno tornando incandescenti”, sottolinea. “Bonafede ha cambiato i vertici del Ministero della Giustizia e dell’Amministrazione penitenziaria, legittimamente, ma e’ opportuno che incontri quanto prima chi rappresenta le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria, che lavorano quotidianamente con grande stress e disagio nelle sovraffollate carceri italiane caratterizzate da costante violenza contro gli Agenti. Vorremmo che ci ascoltasse, che sentisse l’opinione di chi in galera ci lavora tutti i giorni, 24 ore su 24, 365 giorni all’anno, anche alla luce di alcune decisioni del Capo Dipartimento Francesco Basentini che non ci piacciono, non sono trasparenti, non sono necessarie ed efficaci. Magari potremmo dare il nostro contributo per risolvere le costanti criticita’ di un sistema carcerario che ha bisogno urgente di interventi, anche a tutela di chi lavora in prima linea come i poliziotti”.
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