È passata poco più di una settimana da quella notte infausta di Milano. Quella di Inter-Napoli, finita con un bollettino di guerra: 1 morto, 4 accoltellati, un agguato premeditato con vere e proprie armi fuori dallo stadio e mezzo San Siro a fare ululati ogni volta che il difensore partenopeo, Kalidou Koulibaly, di origini senegalesi, toccava palla. Dopo tutto quello che è successo il 26 dicembre nella capitale economica del Paese, cuore pulsante del business italiano, sia le istituzioni politiche e sia quelle cui è affidata la responsabilità di governare il mondo del calcio avevano deciso di condannare – a parole – certi spregevoli episodi, ma senza fermare il campionato. Nonostante quasi tutti gli allenatori e i calciatori, tranne Massimiliano Allegri e Giampiero Gasperini, fossero d’accordo a dare un segnale forte contro il razzismo e la violenza.Ora, a distanza di pochi giorni soltanto, chi non ha voluto fermare il pallone in casa nostra, si strappa le vesti – giustamente, è bene chiarirlo – perché nello stadio che ospiterà la Supercoppa di Lega tra Juventus e Milan, che si disputerà in Arabia Saudita, le donne potranno accedere solo in spalti separati e se accompagnate da uomini. Addirittura il ministro dell’Interno, grande supporter dei rossoneri, ha già detto che “quella partita non la guardo”, definendo la discriminazione “uno schifo”. Il tenore delle sue dichiarazioni è salito di ora in ora, fino a sostenere che si tratta della “morte del calcio, dei valori sportivi, di rispetto, divertimento e uguaglianza”. Lo stesso Salvini che per gli ululati contro Koulibaly sosteneva: “Anche Bonucci è stato coperto di ‘buuu’ da parte dei tifosi del Milan, è razzismo pure quello? Il sano sfottò tra tifoserie non è da considerare razzismo”. Ma non è solo il vicepremier ad aver alimentato la vecchia prassi dell’indignazione a ‘corrente alternata’, perché la considerazione che certe nazioni hanno dei diritti delle donne non è nuova, come in Arabia Saudita, dove la Lega ha deciso comunque di far giocare la Supercoppa. Certo, l’accordo è stato chiuso molto prima che le regole di accesso allo stadio fossero rese note. Anche se per chi conosce certi Paesi, non è una sorpresa.
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