De Iesu
“Occorre capire perche’ questi adolescenti arrivano a 15-16 anni a esercitare una violenza cosi’ abbietta e crudele soprattutto nei confronti di loro coetanei”. Lo ha detto Antonio De Iesu, questore di Napoli, a margine dell’iniziativa “Giornata del dialogo sulla legalita'”, in nome di Attilio Romanò, vittima innocente di camorra. “I casi di Chiaiano e di Arturo – ha affermato – sono emblematici. Si impone una riflessione da parte di tutti non solo da parte delle forze dell’ordine che hanno comunque dato risposte concrete su ogni caso, ma non basta la risposta investigativa-operativa”. “E’ fondamentale il ruolo della scuola, dei genitori – ha aggiunto – perche’ bisogna analizzare il contesto sia familiare sia ambientale dove crescono queste devianze che poi portano ad atti cosi’ efferati e crudeli”. “Stiamo portando avanti il progetto sicurezza giovani ci sono risorse aggiuntive che stiamo destinando solo agli adolescenti. La legalita’ e’ un contenitore che va riempito di modelli positivi, coinvolgendo i giovani, gli studenti.E’ fondamentale perche’ senza di loro non si puo’ parlare di legalita’ che non puo’ essere imposta. E’ un valore etico che deve crescere all’interno di ogni studente per prepararsi ad essere cittadini attivi Non sono solo frasi, ma sono valori che devono permeare personalita’ e temperamento, formazione di ogni studente.”E’ un fatto positivo che la scuola si misuri su questi argomenti su questa dimensione etica in un lavoro che io ritengo generazionale”. Il questore De Iesu ha poi parlato del fenumeno delle baby gang che preoccupa tanto i napoletani in questo momento.” Gli occhi dell’accoltellatore di Arturo- ha spiegato- a un anno avevano la stessa tenerezza di Arturo, di mio figlio. E in 15 anni c’e’ stato un cambiamento, ha accoltellato Arturo quasi fino a ucciderlo cosi’ come gli aggressori di Gaetano. Cosa e’ accaduto in quelle vite? C’e’ un vuoto, qualcosa che non va nelle famiglie, nel contesto in cui vivono” ha affermato il questore. “Le sanzioni contro i minorenni che deviano non possono consistere nella privazione della liberta’, deve esserci altro”. “Non e’ pero’ sufficiente dire loro che non andranno in carcere – ha concluso – gli adolescenti che deviano hanno un disvalore etico, ma potrebbero essere d’aiuto a chi e’ piu’ debole, a chi soffre”.
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