Cronaca Giudiziaria

Napoli, poliziotto eroe ucciso: 30 anni di carcere per Giovanni Rendina

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Napoli - La verità giudiziaria sull’omicidio del poliziotto Domenico Attianese, caduto a 40 anni mentre cercava di bloccare una rapina a Pianura, si consolida quasi quattro decenni dopo.

La prima sezione della Corte d’Appello di Napoli ha infatti confermato la condanna a 30 anni di carcere per Giovanni Rendina, ritenuto uno dei due banditi coinvolti nel delitto consumato il 6 dicembre 1986 all’interno della gioielleria Romanelli.

La decisione recepisce in pieno la linea della Procura generale, che già lo scorso 19 novembre aveva chiesto di ribadire il verdetto emesso in primo grado. La posizione di Rendina, a causa delle sue condizioni di salute, era stata stralciata nel processo principale, quello che portò il 23 luglio 2024 alla condanna a 30 anni dell’altro imputato, Salvatore Allard.

In aula, anche l’avvocato Gianmario Siani, legale della moglie e delle due figlie del poliziotto, aveva sollecitato la conferma della pena.

Quel 6 dicembre di 39 anni fa, la violenza esplose in pieno giorno. I rapinatori, pistole in pugno, fecero irruzione nella gioielleria, immobilizzando i titolari e iniziando a svuotare le vetrine. Nel frattempo, davanti al negozio arrivò per caso una delle figlie di Attianese, allora appena quattordicenne.

Capì all’istante che qualcosa non andava e, terrorizzata, chiamò il padre, che si trovava a casa a pochi passi dal negozio.

L’agente non esitò: corse verso la gioielleria per proteggere la famiglia e impedire la rapina. Ne nacque una colluttazione furibonda. Attianese venne disarmato, poi un colpo esploso a bruciapelo gli tolse la vita, colpendolo alla testa.

Un omicidio rimasto per anni senza colpevoli: il primo processo, nel 1996, si concluse infatti con l’assoluzione degli imputati.

La nuova stagione giudiziaria, avviata grazie alla riapertura del caso, ha riscritto quella pagina di storia nera. Ma per i familiari, il tempo non ha affievolito il dolore. «Il vero ergastolo è quello a cui siamo condannati noi», aveva detto nei mesi scorsi Carla Attianese, figlia del poliziotto. Una frase che oggi, dopo l’ennesima sentenza, pesa come un macigno.

RIPRODUZIONE RISERVATA Articolo pubblicato il 11 Dicembre 2025 - 06:32 - Rosaria Federico
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Rosaria Federico