Nell'immagine, un dettaglio legato alla vicenda.
Un racconto intimo, costruito nel tempo con frammenti di vita familiare, immagini, ricordi e materiali raccolti in casa. Così è nato “Nino – 18 giorni”, il docufilm firmato da TonI D’Angelo che porta sullo schermo il lato più personale e autentico della vita di suo padre, Nino D’Angelo, icona della musica e del cinema napoletano.
In occasione della presentazione del film abbiamo intervistato Toni D’Angelo, che ci ha svelato il senso profondo del progetto, il rapporto con il padre e qualche riflessione sul futuro.
Alla domanda su come sia nato il docufilm, Toni ha spiegato che “Nino – 18 giorni” è il frutto di un lavoro paziente e spontaneo:
«Ci sono stati tanti registi che volevano raccontare la vita di papà, ma lui è sempre stato molto geloso della sua storia. Non voleva che fossero altri a narrarla, e ha insistito perché fossi io a farlo. Con i materiali che avevamo in casa – foto, filmati, pezzi di vita quotidiana – ho costruito piano piano questo film».
Il docufilm è nato con il tempo, raccogliendo foto, materiali e memorie conservate in casa. “Papà non voleva che fossero altri a raccontare la sua vita, ha voluto che fossi io”, spiega il regista. Oltre al valore artistico, il regista ammette che “Nino – 18 giorni” è stato un modo per ritrovare un legame più forte con suo padre, superando le distanze della giovinezza ribelle. Un progetto che non è solo un’opera cinematografica, ma anche un’occasione di riavvicinamento:
«Realizzandolo ho ritrovato un rapporto più stretto con mio padre. Crescendo, un po’ per ribellione, avevo creato una certa distanza. Questo lavoro ci ha aiutati a ritrovarci».
Abbiamo chiesto a Toni quanto fosse importante, oggi, restituire attraverso il cinema una narrazione autentica della carriera e del percorso umano di Nino D’Angelo, soprattutto dopo i tanti pregiudizi che per anni hanno accompagnato la sua arte. Per anni una parte della critica ha guardato con diffidenza all’arte di Nino D’Angelo. Oggi Toni sottolinea come il cinema debba avere il dovere di raccontare la verità e restituire una narrazione autentica della sua carriera.
La risposta è stata netta:
«In realtà papà non aveva bisogno di me per essere raccontato. Negli anni ci sono stati tanti che hanno sdoganato la sua figura e la sua musica. Io sono stato soltanto uno dei tanti. Quello che credo fortemente è che il cinema abbia il dovere di raccontare la verità, ed è quello che ho cercato di fare».
Toni chiarisce che al momento non ci sono lavori in programma con il padre, ma non esclude nuove collaborazioni:
«Al momento non ci sono altri lavori che coinvolgeranno papà, ma essendo vicini ogni giorno, se nascerà qualcosa sarà sicuramente una bella esperienza».
Un’apertura che lascia intravedere la possibilità di nuove collaborazioni artistiche, sempre nel segno di un legame familiare che si rafforza anche attraverso il linguaggio del cinema.
“Nino – 18 giorni”
non è soltanto un docufilm, ma un atto d’amore: un figlio che diventa narratore della vita del padre, restituendo al pubblico un ritratto autentico e sincero di Nino D’Angelo, al di là dei pregiudizi e delle etichette.Con questo lavoro Toni D’Angelo non solo celebra una carriera straordinaria, ma firma anche un’opera di verità e riconciliazione, che emoziona e fa riflettere sul valore delle radici, della memoria e del rapporto tra generazioni.