Appuntamento il 30 maggio alla Galleria Dadart di Salerno con Jacopo Mandich e Stefano De Matteis.
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Prosegue il ciclo di eventi culturali alla Galleria Dadart di Arte Contemporanea di Salerno (Lungomare Cristoforo Colombo 128 A), fondata da Daniela Diodato con la direzione artistica di Emanuele Forte. Il prossimo incontro, previsto per venerdì 30 maggio 2025 alle ore 19.30, si intitola *MIRABILIA. Siamo pronti a conoscerci davvero? e mette in dialogo arte e antropologia nel cuore del progetto “Dialoghi d’Arte”, a cura della giornalista e scrittrice Anna Marchitelli.
Protagonista dell’evento sarà l’artista Jacopo Mandich con l’installazione *Jackal Project*, un’esplorazione visiva e sensoriale del disagio umano. L’opera prende forma attraverso creature esili e grottesche che, con la loro luminosità spettrale, popolano gli spazi della Galleria come presenze evanescenti. Ispirate a figure canine, queste sculture raccontano il contrasto tra apparenza e sostanza, forma e percezione, corpo e anima.
Attraverso una “trasparenza paradossale”, Mandich apre un varco per accedere a ciò che solitamente viene nascosto: le fragilità interiori, represse e ostacolate dalla società contemporanea. Un lavoro che invita lo spettatore a riconoscere e accogliere le proprie inquietudini.
Classe 1979, Jacopo Mandich è uno scultore romano la cui ricerca artistica si fonda sull’interazione tra materia e sensazione. Le sue opere generano cortocircuiti visivi e tattili: ibridazioni impossibili, logiche sovvertite, contrasti armonici che stimolano l’immaginazione e destabilizzano le certezze. Dopo la laurea in Scultura all’Accademia di Belle Arti di Roma nel 2005, ha partecipato a mostre e biennali internazionali, tra cui la Biennale degli Urali in Russia, diventando il primo artista italiano invitato all’evento.
Il suo linguaggio visivo si sviluppa in una dimensione relazionale tra materia e spazio, dando vita a fenomeni che evocano realtà tanto terrestri quanto aliene.
Ad affiancare l’installazione, l’intervento dell’antropologo e saggista Stefano De Matteis, che presenterà il suo ultimo libro Il dilemma dell’aragosta (Meltemi). L’opera prende spunto dalla particolare condizione dell’aragosta, che nasce priva di protezioni e sviluppa un esoscheletro che, con il tempo, da difesa si trasforma in prigione. Per sopravvivere, l’aragosta è costretta a liberarsene, esporsi, rigenerarsi.
Una metafora potente, attraverso cui De Matteis propone una lettura antropologica dell’attualità: smettere di trincerarsi dietro certezze obsolete e abbracciare la vulnerabilità come leva per il cambiamento personale e collettivo. Una riflessione lucida sulla “forza della fragilità”.
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# **Arte e pensiero: un dialogo necessario**
Il filo rosso che lega l’opera di Mandich e il pensiero di De Matteis è il tema della dissonanza tra involucro esterno e interiorità: ciò che appare e ciò che realmente siamo, in una società che premia l’immagine e reprime l’essenza. A fare da cornice, la consapevolezza che proprio l’arte – come sosteneva l’antropologo Edmund Leach, citato da De Matteis – può offrire strumenti per comprendere la complessità del presente: «Per risolvere i problemi della modernità si dovrebbe parlare con artisti e poeti, piuttosto che con docenti universitari».
Jacopo Mandich vanta una solida formazione nelle Accademie di Belle Arti di Roma, Urbino e Torino. Ha partecipato a progetti di respiro internazionale e le sue opere sono state esposte in mostre personali e collettive di rilievo. Nel 2019 ha preso parte al progetto #Atelier4 – Macro Asilo, curato da Giorgio de Finis al Museo Macro di Roma.
Stefano De Matteis, docente all’Università Roma Tre e alla Pontificia Università Gregoriana, è uno dei principali studiosi italiani di antropologia della performance. Ha curato l’edizione italiana delle opere di Victor Turner e quelle di Ernesto de Martino, e collabora con Radio Rai 3 e con il domenicale del “Sole 24 Ore”.
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