Napoli– Un quadro allarmante emerge dalla Relazione 2024 della Direzione Investigativa Antimafia (DIA), presentata dal direttore Michele Carbone.
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L’incremento degli episodi di violenza armata urbana, spesso riconducibili a contese tra clan o a bande giovanili affiliate, rappresenta uno degli elementi più preoccupanti dell’anno. La situazione di Napoli è indicata come “emblematica”, con 13 omicidi e 49 ferimenti a colpi d’arma da fuoco riconducibili a contesti camorristici registrati solo nel 2024.
A destare particolare allarme è l’impiego delle armi da parte di minorenni, spesso direttamente coinvolti in episodi di sangue. Il direttore della DIA ha citato il caso di Santo Romano, ucciso la notte del 2 novembre 2024 a San Sebastiano al Vesuvio.
La sua morte, avvenuta a seguito di una lite per futili motivi (“nata da una pedata su una scarpa di valore”), per mano di un minore proveniente dal quartiere Barra, è un chiaro esempio di “precoce militarizzazione di alcuni ambienti giovanili mafiosi”.
Il ragazzo, infatti, avrebbe estratto una pistola ed esploso alcuni colpi, ferendo due giovani, uno dei quali è deceduto poco dopo in ospedale.
Il fenomeno delle baby gang, composte da minorenni e neomaggiorenni provenienti spesso da realtà sociali complesse, è ritenuto “particolarmente preoccupante” da Carbone. Questi gruppi operano con modalità violente, sono coinvolti in reati predatori (in particolare le rapine su strada) e in episodi sempre più frequenti di omicidi e agguati armati.
Gennaro Ramondino (1° settembre 2024, Pianura): Il corpo di un ventenne è stato trovato in parte carbonizzato tra le sterpaglie in fiamme, con evidenti ferite d’arma da fuoco. A sparare sarebbe stato un minore per questioni legate allo spaccio di stupefacenti. La vittima era già scampata a un agguato nel settembre 2022.
Emanuele Tufano (24 ottobre 2024, centro di Napoli): Un quindicenne è morto a seguito di un omicidio avvenuto in pieno centro.
Arcangelo Correra (9 novembre 2024, Napoli): Un diciottenne incensurato è stato colpito alla testa da un colpo di pistola esploso da un coetaneo che si sarebbe poi costituito, dichiarando di aver sparato “per gioco”.
Il lungo elenco di giovani vittime, sebbene in alcuni casi estranee a contesti di criminalità organizzata, “evidenzia la preoccupante, diffusa cultura delle armi tra giovanissimi e l’utilizzo il più delle volte incosciente e spregiudicato che ne viene fatto”. Carbone sottolinea che “a rendere ancora più allarmante la situazione è il coinvolgimento diretto di minori sia tra le vittime sia tra i responsabili di tali crimini. L’espansione di queste dinamiche si intreccia con l’abbandono scolastico, la povertà educativa e l’assenza di presidi di legalità nelle periferie urbane”.
La relazione della DIA lancia un grave allarme sulla necessità di interventi urgenti e mirati per contrastare la diffusione della violenza e il coinvolgimento dei giovanissimi in dinamiche criminali.
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