Da inizio pandemia 811 morti sul lavoro: la provincia di Napoli al primo posto in Italia

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I decessi sul lavoro da Covid segnalati all’Inail dall’inizio della pandemia sono 811.

E purtroppo i questo triste record di morti Napoli e la sua provincia sono al primo posto in Italia con l’8% seguita da Roma (7,8%), Milano (6,5%), Bergamo (6,3%), Torino (4,1%), Brescia (3,9%), Cremona e Genova (2,3% ciascuna), Bari, Caserta e Palermo (2,1% ciascuna), Parma e Salerno (2,0% ciascuna).

Il numero di 811 è pari a un quarto degli infortuni sul lavoro con esito mortale denunciati da gennaio 2020, con un’incidenza dello 0,6% rispetto al complesso dei morti nazionali da Covid-19 comunicati dall’Iss alla stessa data. Lo rende noto l’Inail. Nel 2021 il calo dei casi mortali e’ stato del 57,2%.



    Oltre un quarto delle morti (25,8%) e’ avvenuto tra il personale sanitario e socio-assistenziale.La netta maggioranza dei decessi riguarda gli uomini (82,5%) tra 50-64 anni (71,0%), over 64 anni (18,6%) e 35-49 anni (9,8%), tra gli under 35 solo lo 0,6% dei morti.

    I lavoratori stranieri sono il 9,6% del totale, con le comunita’ peruviana (15,4% dei decessi occorsi agli stranieri), albanese (11,5%) e rumena (7,7%) ai primi tre posti. A livello territoriale, piu’ di un terzo dei casi mortali e’ concentrato nel Nord-Ovest (36,1%), seguito da Sud (26,1%), Centro (18,1%), Nord-Est (12,9%) e Isole (6,8%).

    Rispetto ai 797 rilevati dal monitoraggio mensile precedente, i casi mortali sono 14 in piu’, di cui solo uno avvenuto a dicembre e i restanti 13 riconducibili ai mesi precedenti (otto avvenuti nel 2021 e cinque nel 2020). Per i decessi la percentuale di riconoscimento da parte dell’Inail delle denunce si attesta provvisoriamente al 63%

    Prendendo in considerazione tutti i contagi sul lavoro, il rapporto tra i generi si inverte. La quota delle lavoratrici contagiate sul totale dei casi denunciati, infatti, è pari al 68,3%. La componente femminile, in particolare, supera quella maschile in tutte le regioni, a eccezione della Calabria, della Sicilia e della Campania, dove l’incidenza delle donne sul complesso delle infezioni di origine professionale è pari, rispettivamente, al 49,1%, al 46,1% e al 44,4%. Il dettaglio per classe di età mostra come il 42,3% del totale delle denunce riguardi la classe 50-64 anni, seguita dalle fasce 35-49 anni (36,6%), under 35 anni (19,2%) e over 64 anni (1,9%).

    Per la prima volta il report della Csa riporta anche il dato delle infezioni di origine professionale riconosciute e indennizzate dall’Inail dall’inizio della pandemia. Al 31 dicembre 2021, l’83% di tutte le denunce è stato riconosciuto positivamente, generando nel 96% dei casi un indennizzo.

    Per i decessi, invece, la percentuale di riconoscimento si attesta provvisoriamente al 63%. Il 99% degli indennizzi sono inabilità temporanee, con le menomazioni permanenti pari allo 0,7% e le rendite a superstiti per casi mortali allo 0,3%. L’inabilità temporanea riconosciuta per ogni tipo di indennizzo ha raggiunto complessivamente quasi quattro milioni di giornate, con un numero medio di giorni di assenza dal lavoro, compresi i tre di franchigia, pari a 30. L’assenza media dal posto di lavoro di un infortunato da Covid-19 è dunque di un mese.

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