La vendetta di Salvatore Petriccione junior contro il giovane che sparlava di lui

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Salvatore Petriccione junior aveva picchiato un ragazzo che aveva sparlato di lui e lo aveva attirato in una trappola fingendosi una ragazza attraverso un falso profilo social.

Il 20enne figlio, figlio del boss della Vanella Grassi, deve rispondere di lesioni personali pluriaggravate, reato aggravato dal metodo mafioso. L’indagine nasce dopo l’aggressione a un’altro ventenne nella notte del 7 gennaio di un anno fa nei pressi dello Stadio Landieri nel quartiere di Scampia.

La vittima del pestaggio aveva parlato male del figlio del boss. E’ quanto emerge dalla misura cautelare firmata dal gip Luca Battinieri. In più occasioni G.T. , residente a Melito, aveva detto alla sua fidanzata dell’epoca che “Salvatore Petriccione non era buono e che doveva fare una brutta fine”.



    Uno sfogo, forse qualcosa di più, a una ragazzina di 16 anni, figlia di un pregiudicato di Scampia. Poi la relazione “dopo tre anni di alti e bassi”, è finita e quelle confidenze sono state sussurrate all’orecchio di Salvatore junior, 21 anni, ras emergente del clan della Vanella Grassi, e figlio del boss detenuto suo omonimo.

    La ragazza lasciata aveva astio nei confronti dell’ex “anche per uno schiaffo ricevuto” e così non ci ha pensato due volte a “mettere in giro la voce”. E per quella “voce” il ragazzo incensurato di 20 anni del quartiere di Secondigliano è stato bersaglio di un brutale pestaggio avvenuto il 7 gennaio 2021.

    Il gip in poche pagine ha ricostruito una indagine difficile per il clima di omertà e paura legato a quell’episodio. G.T non ha mai fatto i nomi dei suoi aggressori, il padre ha provato ad aiutare gli inquirenti, ma sapeva poco.

    La svolta è arrivata quando uno dei partecipanti al raid violento ha raccontato ai pm cosa fosse accaduto quella notte: “Aveva parlato male di Petriccione ed è stato punito”. Per attirare in trappola la vittima il branco del babyras hanno usato un profilo sociale falso di una ragazza su Telegram, “Anna”, invitandola a un appuntamento per conoscersi, corteggiandola per arrivare a questo obiettivo.

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    “Ci vediamo all’1.30 davanti allo stadio Landieri”, l’ultimo messaggio in chat. “Mi hanno rapinato”, aveva detto G.T. ai carabinieri mentre era in ospedale in gravi condizioni.

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