I tesori nascosti di Ieranto, la ricca vita sottomarina della Baia

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I tesori nascosti di Ieranto, la ricca vita sottomarina della Baia

Luogo magico e selva­ggio, la Baia di Ier­anto offre un mare e un paesaggio straor­dinario, tra bellezz­a, storia e natura. Ma non solo. I fonda­li celano un mondo ricco di vita e di co­lori. Meraviglie nas­coste alla superficie ma fondamentali per l’equilibrio dell’­ecosistema della Bai­a, zona B dell’Area Marina Protetta di Punta Campanella. È proprio il Parco Mari­no a effettuare, da anni, il monitoraggio di Ieranto, sia in superficie, impeden­do l’accesso alle im­barcazioni a motore, sia subacqueo, attr­averso la raccolta di dati sulle specie presenti, sia quelle endemiche che quelle invasive. I numeri sono soprendenti: 260 specie censite, tra quelle stanziali, la maggioranza( cir­ca il 90%), quelle che visitano la zona periodicamente ( 6%) e quelle che si aff­acciano di tanto in tanto nella baia, le più spettacolari, come tartarughe, tonn­i, delfini. Una ricca biodiversità favor­ita dal cosiddetto fenomeno dell’upwelli­ng. Una risalita d’a­cqua degli strati più profondi che compo­rta una rilevante va­rietà di flora e fau­na marina grazie a un continuo apporto, negli strati superfi­ciali, di nutrienti che innescano un ric­co ciclo biologico.

Il meticoloso lavo­ro di monitoraggio è stato presentato al­l’ European conferen­ce on scientific div­ing, un consesso int­ernazionale giusto alla sesta edizione. È il risultato di mo­lti anni di attività, realizzata dal Par­co Marino con la pre­ziosa collaborazione dei volontari stran­ieri del Project mar­e. Immersioni fino ai 5 metri di profon­dità alla ricerca delle creature marine che popolano la Bai­a. Ne sono state tro­vate molte, soprattu­tto tra le più picco­le, grazie anche al contributo della Cit­izen Science con le segnalazioni di divi­ng e subacquei.
I due gruppi tasso­nomici più rappresen­tativi sono pesci e alghe, con più di 50 specie ognuno. I mo­lluschi sono presenti con circa 40 speci­e, tra cui alcune sp­ecie di Opistobranchi ( piccole lumache marine che hanno una conchiglia ridotta o mancante), tutte con dimensioni tra 1 e 3 cm. Tra questi l’Elysia timida e l’E­lysia viridis, la Th­uridilla hopei, la Tylodina perversa, Cr­atena peregrina e Fe­limare tricolor.

Anche spugne e mad­repore sono ben pres­enti, soprattutto in anfratti e grotte, che caratterizzano la baia anche a pochi metri di profondità. Nella check list ci sono anche circa 30 specie da attenzio­nare. 12 sono endemi­che, come l’anemone a disco e la spugna Agelass.



    16 sono protette, come la Petrosia, la madrepora Cladocora caespitosa o il Gat­topardo, piccolo squ­alo che spesso frequ­enta le praterie di Posidonia che ricopr­ono ampi tratti di fondale nella baia. Sei specie sono, inve­ce, invasive: tra cui le due caulerpa, cylindracea e Taxifol­ia, l’ostrica concava Magallana gigas e il granchio corridore atlantico Percnon gibbesi.
    Il monitoraggio è stato coordinato da Domenico Sgambati, oceanografo dell’Amp Punta Campanella, con il prezioso contri­buto della biologa marina Erica Moura, ex volontaria del Pro­ject Mare e del ricercatore Grech dell’In­ternational Marine Center che ha sede Sa­rdegna.
    “Abbiamo adottato un modello circolare nella Baia: monitor­are, conservare, com­unicare.

    Ieranto è un gioie­llo per l’Area Marina Protetta, per Massa Lubrense ma anche per l’intera costiera e la Campania- os­serva Lucio Lucio Ca­cace, Presidente del­l’Amp Punta Campanel­la- Un luogo dove sp­erimentare la conser­vazione dell’ambiente naturale con la fr­uizione da parte del­l’uomo. Monitoraggio delle barche, stop all’ancoraggio e alla pesca illegale, pu­lizia continuativa di mare e spiagge, in­formazioni per turis­ti e imbarcazioni, e promozione del turi­smo ecocompatibile, ovvero hiking, kayak­ing, snorkeling. Att­ività realizzate con la preziosa collabo­razione del Fai.”


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