Napoli, insediamento Battaglia: ‘Povertà non è categoria ma volto, nome, storia’

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L’arcivescovo di Napoli Mimmo Battaglia, durante il suo insediamento, forte e chiaro ha parlato di consapevolezza per affrontare i mali della città, di quanto sia necessario non lasciare indietro nessuno e di essere in pima linea sempre per la lotta alla camorra

“Una terra capace di togliere il fiato per la sua bellezza, di stupire per l’ingegno, la creatività e l’accoglienza, ma anche sottomessa al gioco pesante della criminalità, della camorra, di affaristi senza scrupoli che crescono e ingrassano sulla sofferenza di tanti disoccupati, di chi per sbarcare il lunario e portare a casa un pezzo di pane, è capace d qualsiasi cosa sulla pelle dei nostri ragazzi”. Così il nuovo arcivescovo di Napoli, don Mimmo Battaglia, durante il saluto alle autorità cittadine nel salone arcivescovile di Palazzo Donnaregina, sede della curia napoletana.

Oltre il sindaco di Napoli de Magistris e il governatore Vincenzo De Luca, presenti i ministri Gaetano Manfredi ed Enzo Amendola nonché il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho.

Cafiero de Raho – foto dal web

“Una terra ricca di belle persone, di volontariato, di associazionismo, di terzo settore, ma anche di disperazione, di fiumi di droga che scorrono indisturbati nei quartieri più abbandonati, di gioco d’azzardo e di vite a perdere, di emarginazione e di solitudine. Di tutto questo noi dobbiamo essere pienamente consapevoli, avere il coraggio di guardare negli occhi i mali delle nostre terre e di chiamare i problemi con il loro nome. Solo così, insieme, potremo affrontarli”, tuona ‘don Mimmo’.



    Prosegue: “Beati e felici noi se sapremo sognare insieme, e se, sapremo lottare per quello sogno condiviso. Abbiamo tutti responsabilità in solido di quel sogno. Chiesa, politica, istituzioni, cultura, cittadini, nessuno escluso. Solo insieme potremo trovare il coraggio di lottare contro le brutture che purtroppo si annidano nelle pieghe di una terra dagli enormi contrasti”.

    “Una felicità che significa stare in piedi, rialzare la schiena piegata dalla fatica, avere coraggio di rivolgere lo sguardo verso l’alto, riappropriandosi della dignità di figli. E verso l’altro, imparando a riconoscersi nella dignità di uomini e donne”.

    “Stamattina in periferia ho detto a una comunità che la povertà non è categoria ma volto, nome, storia e persona. Io sogno una nuova speranza che sia spazio per tutti. Vicini a chi ha perso il lavoro e vicino a chi è stato avviluppato dai tentacoli della camorra, capaci di intercettare il grido dei nostri ragazzi. Beati noi se sapremo costruire comunità che non lasciano indietro nessuno”, rivolgendosi ai rappresentanti delle istituzioni cittadine.

    “Napoli e tutto il Sud potranno diventare simbolo di rinascita per il paese, di capacità resistenza e resilienza, lottando per costruire un mondo migliore. Moltiplicare i gesti di misericordia per credere nel potere del miracolo dell’amore, per non sottrarci all’incontro con i poveri: da loro impareremo a non barricarci nel condominio indifferenza”, ha aggiunto.

    Contro la camorra “Sarà una lotta dura, difficile, però è possibile perché se davvero saremo capaci di farci forza di quella che è la nostra speranza, se davvero saremo capaci di camminare insieme, è possibile costruire un mondo migliore, ma è importante che ognuno faccia la sua parte. Come chiesa non ci tireremo indietro”.

    “Bisogna avere coraggio di ritrovare quella credibilità perduta – osserva – perché solo così saremo forti nell’affrontare ogni tipo di criminalità”.




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