Ciambriello, Garante dei detenuti della Campania: ‘Non bastano i lavori di pubblica utilità’

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“Il garante dei detenuti della regione Campania, con il contributo dell’Osservatorio sulla vita detentiva, ha organizzato un incontro di grande valore sociale, un momento di confronto con gli attori sociali e istituzionali che operano nell’ambito delle politiche attive del lavoro. Il nostro obiettivo è quello di far conoscere, condividere e diffondere le esperienze maggiormente significative di inserimento lavorativo dei detenuti e riflettere sulla normativa vigente sugli sgravi fiscali o contributivi per garantire un futuro, soprattutto ai più giovani. Noi ad esempio in Campania dobbiamo essere orgogliosi della buona pratica e dell’esperienza realizzata nel carcere di Sant’Angelo dei Lombardi”.

Così ha dichiarato la Presidente del Consiglio, Rosetta D’Amelio,  a margine del convegno sul “Carcere: il lavoro possibile, il lavoro negato” promosso e organizzato dal Garante dei detenuti della Campania, Samuele Ciambriello, a cui hanno partecipato, tra gli altri, il Presidente della Commissione lavoro del Consiglio Regionale, Nicola Marrazzo, il Presidente del Tribunale di Sorveglianza, Adriana Pangia, il Presidente Gruppo Giovani Imprenditori, Vittorio Ciotola, il Provveditore campano dell’amministrazione penitenziaria, Antonio Fullone, il Professore Ordinario di “Diritto del Lavoro” dell’Università Luigi Vanvitelli, Fulvio Corso, la rappresentante dell’U.I.E.P.E., Giusi Forte, il portavoce nazionale della Conferenza dei Garanti territoriali dei territoriali, Stefano Anastasia, il referente dell’Inps, Francesco Tedeschi, il Responsabile ANPAL (Agenzia strumentale del Ministero del Lavoro) regioni Campani e Calabria, Michele Raccuglia, il Presidente regionale Associazione Antigone, Luigi Romano, il Garante dei detenuti della regione Emilia-Romagna, Marcello Marighelli, e il Segretario regionale CGIL, Nicola Ricci.

“I dati sono molto eloquenti e indicano una difficoltà nell’applicare la legge Smuraglia – dichiara il Provveditore Antonio Fullone che snocciola le cifre regionali – su più di 7 mila detenuti, in Campania, risultano ammessi in attività lavorativa ai sensi art. 21 O.P., complessivamente 56 detenuti, di cui 3 stranieri e 4 non alle dipendenze dell’Amministrazione Penitenziaria. In base ai dati trasmessi dagli Istituti per il monitoraggio trimestrale (riferimento: terzo trimestre del 2019) – continua Fullone –  risultano assunti in totale solo 9 detenuti (di cui 3 donne), da imprese che beneficiano delle agevolazioni previste dalla Legge Smuraglia. I detenuti sono così distribuiti: 2  ad Avellino (di cui 1 donna), 1 a Benevento, 1 a Poggioreale, 2  a Pozzuoli (donne), 3 a S. Angelo dei Lombardi”.



    “Tutto ciò – rincara il Garante dei detenuti Samuele Ciambriello – nonostante lo stato italiano abbia confermato tutti gli ammortizzatori sociali necessari a far tornare i detenuti nel mercato del lavoro. Purtroppo non sempre gli imprenditori riescono a vedere il reale vantaggio economico nel portare la propria impresa in carcere o nell’assumere un detenuto all’esterno e molto spesso non si riesce a capire che un detenuto con profilo di formazione alto potrà rendere l’azienda competitiva sul mercato”.

    “Non bastano i lavori di pubblica utilità, come dimostrano la gran parte delle esperienze avute finora – conclude Stefano Anastasia, Garante del Lazio e dell’Umbria e  Portavoce nazionale della Conferenza dei Garanti territoriali dei territoriali – c’è bisogno di formazione e inserimento lavorativo in attività produttive reali che garantiscano un effettivo reinserimento dei detenuti. Per fare ciò – è l’appello di Anastasia, a nome dei Garanti – occorre l’impegno e lo sforzo di tutti gli attori sociali e istituzionali, comprese le Regioni, che devono poter mettere in campo tutti i provvedimenti e gli adempimenti possibili per raggiungere questo obiettivo”.


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